
Sinossi
Ispirandosi al trattamento inedito di Fellini Viaggio con Anita, il regista ci conduce attraverso un’Italia segreta, lontana dai percorsi battuti, sulle tracce di Guido e Anita e del loro viaggio per raggiungere il padre di Guido sul letto di morte.
Il risultato è un film dallo straordinario impatto visivo, fatto di incontri e personaggi senza tempo trovati lungo il percorso del viaggio immaginario dei due amanti. Anita è una sofisticata opera prima che deve gran parte del suo fascino a un uso inedito delle immagini d’archivio.
Viaggio con Anita
Viaggio con Anita è un trattamento scritto da Federico Fellini e da Tullio Pinelli nel 1957 alla cui stesura ha contribuito anche Pier Paolo Pasolini. Inedito in Italia – l’unica edizione disponibile è americana (Moraldo in the city and A Journey with Anita, a cura di J.C. Stubbs, University of Illinois Press, 1983) – è uno dei tre grandi “viaggi”, assieme al Mastorna e a Tulun, che Fellini non realizzò mai. Nel 1989, in un’intervista rilasciata a Virgilio Fantuzzi su Civiltà Cattolica, Fellini dichiarò: “Il soggetto cinematografico, forse il più bello che ho scritto, ma che poi non ho realizzato, s’intitolava Viaggio con Anita. L’ho venduto tanti anni dopo, un po’ vergognosamente, a Grimaldi, che lo ha fatto realizzare a Monicelli, ma è diventato tutto un’altra cosa. Se ho un pentimento è riferito al fatto di non aver realizzato quel film”.
L’autore
Viaggio con Anita è il film più privato che Fellini abbia scritto, quello in cui si mette più a nudo. Non è un caso, credo, che non l’abbia realizzato: troppo incandescente la materia, ha sentito il bisogno di liberarsene, anche se poi ha rimpianto di non aver avuto il coraggio di farlo. Per questo mi pare che tra i tanti progetti non realizzati, questo sia il più prezioso, perché ci permette di andare a fondo nel cuore e nel pensiero di Fellini.
Il viaggio di Guido verso il suo paese natale è un viaggio verso l’origine, verso la purezza perduta. Questo tema attraversa tutta quanta l’opera di Fellini, ma qui appare in tutta la sua forza e il suo scoperto simbolismo.
Frutto di quattro anni di intenso lavoro, Anita è un film fatto di incontri, in cui le vicende dei due amanti si intersecano con quelle dei personaggi trovati nella realtà. Alcune volte si tratta di intersezioni narrative (Guido e Anita incontrano operai che noi oggi andiamo a ritrovare); altre volte tematiche (il pescatore, nell’episodio finale, è una sorta di doppio di Guido); in altri casi di entrambe le cose, come nell’episodio della Madonna del Parto.
Anche nell’utilizzo dell’archivio ho lavorato su un doppio binario, narrativo e simbolico. In certi casi i filmati amatoriali evocano le vicende dei due protagonisti; in altri, gli archivi alludono invece al simbolismo sotterraneo che percorre tutto il film (il mare).
Il nucleo della mia ricerca artistica è sempre stato il lavoro sul tempo. Ad attrarmi in Anita è stata probabilmente proprio questa sfida: cercare di evocare il tempo di una storia che appartiene al passato, ma non è mai stata; che è finzionale, ma reca tracce nella realtà. È sulla traduzione di questo paradosso che si è concentrato tutto il mio sforzo creativo, nel tentativo di realizzare un’opera in grado di coniugare procedimento artistico e presa documentaria.
Luca Magi